RECENSIONE A CURA DI ROSA ELENIA STRAVATO
Qualcuno, quando ero molto piccola, ha precisato che non avrei mai dovuto scegliere un libro dalla semplice copertina. Ebbene, io ho seguito questo consiglio a modo mio: ho scelto il romanzo di Flavia Piccinni, per il suo titolo. Ho pensato: “Ma chi vuole che la tenga un’autrice?” e mi sono imbattuta in una lettura piacevolissima, scardinante, avvolgente. Si, come un grande abbraccio nel quale scaricare le tensioni, le paure e tutte quelle preoccupazioni che affaticano la routine di questa vita complessa e spocchiosa. Una vita cruda e arcigna.
Il testo, edito da TerraRossa Edizoni, è popolato da immagini che riescono a restituire i processi fluttuanti dell’animo umano. Martina è la protagonista di una storia forte che insegna a non restare in superficie ma annegare dietro ad uno sguardo che può raccontare quel “qualcosa” che lacera, condanna, devia la sua esistenza. Martina ha diciassette anni e non è la solita ragazzina perbenista e vittima delle mode, no. Lei è una vittima dell’amore, un amore così straziante da condannarla.
Un abuso e il rifugio nella dipendenza, la routine di distrarre su una zattera quesi pensieri che appaiono fucilate su un corpo già decadente e sporco. Le parole raccontano quello che potrebbe essere un mondo senza quella macchia ma sottolineano l’acidità della brutale verità. E nel sottofondo di questo tumultuoso macabro scenario s’adagia una Tarato legata alle apparenze, alle mondanità e alle sue immuni inefficienze.
Forse, crescere, è proprio capire quando si è rotta l’anima.
Forse è comprenderne le ragioni del cuore: Martina, sotto gli occhi del lettore, cresce. E noi siamo lì, pronti a condannarla ma poi… Poi… Che colpa ne ha, una creatura sottile, se è caduta in un tombino divoratore di purezza?
E tra condanna, pregiudizi, paure, rumori sordi; la storia ci segna più che insegnare. La parola racconta il sussurrare di un’anima che, alla fine del romanzo, riusciremo a comprendere. Un’anima che muterà le nostre percezioni indicandoci la strada per non omologarci a quelle che sono le cose come appaiono.
Crudo.
Annientante.
Selettivo come la verità.
Irrazionale e inconsapevole come la coerenza irriverente di un cuore che muore per amore. E sarà proprio così, calpestando i cristalli dei brandelli d’amore, che apparirà il sorriso della protagonista a quel lettore che ne riuscirà a scoprire l’anima.