Lieve come una lirica

RECENSIONE A CURA DI ROSA ELENIA STRAVATO

La leggerezza è un concetto cantato da molti poeti e scrittori nonché uno stato d’animo in grado di farci vivere in maniera più serena e positiva; un concetto poetico molto esplorato e un modo di portare il peso della vita con positività, per trarne il massimo del vantaggio e navigare con il favore del vento. Parlarne, chiacchierarci su è diventata una consuetudine che accompagna questi giorni distolti dalle solite programmazioni per poter immaginare il nostro nuovo domani. La leggerezza è poesia. Nel senso più nobile ed avvolgente del termine. Consente di darsi delle occasioni piovose di sensibilità: ci si lascia cullare da parole, raccontare storie e rincorrere emozioni che credevamo distanti da noi. Ebbene, questo opuscolo, parte da qui. Parte dal bisogno di concedersi della leggerezza autentica, quella necessaria per accattivarsi sé stessi, per confondere alibi e ragioni e tirar fuori il meglio di noi.

Il testo, pubblicato da Kimerik Edizioni, ha la firma di un’autrice affabile, accattivante. A tratti copiosamente metodica, a tratti emblema della purezza poetica: Adriana Severgnini.

Il mondo raccontato dalle liriche di Adriana è pieno di tutto ma povero di niente: c’è il sentimento più incandescente, quello bastardo, quello incomprensibile e ineccepibile. Un discorso corale sulla vita che evoca misteriosi echi di ciò che potremmo essere se solo ci affidassimo alla parola. Quella capace di narrare più di un gesto, di scavarci dentro e di provocare esplosioni rivoluzionarie. Un elogio fluente di parole che insegnano a scoprirsi nel modo più primordiale, accattivante e suggestivo.

La leggerezza si contrappone alla pesantezza, ma è anche  sinonimo dei concentti di semplicità ed essenzialità.Spesso infatti, l’essere leggero viene visto come un aspetto negativo, associato a frivolezza e superficialità, ma si tratta di fatto di una considerazione fuorviante che non risponde all’essenza vera del significato più recondito di leggerezza. In questo, maestro è Calvino nelle sue “Lezioni americane“. In questo testo, a mio avviso, vi è la costante presenza di panegirici immensi sul mondo nella sua inconsapevole imperfezione.

“Se l’eterno ritorno è il fardello più pesante, allora le nostre vite su questo sfondo possono apparire in tutta la loro meravigliosa leggerezza“. Così scriveva Milan Kundera, nel suo libro “L’Insostenibile leggerezza dell’essere”, ed è la diretta riflessione che sboccia dalla lettura di questi versi. Un bel passaggio che ho trovato, sin da subito, perfettamente calzante con quello che leggevo. Vi nutrirete delle parole, ne sarete innamorati e vi mostrerete brillantemente nuovi. Penso sia una buona lettura a chi entra facilmente in crisi con sé stesso e con il mondo. Una lettura da non sprecare con la fretta e con l’approssimazione; è un testo che va letto a piccole dosi, lasciandosi il giusto spazio per muoversi dentro sé stessi.

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